mercoledì 7 settembre 2011
Impresa aperta e solidale per i tempi difficili. Temi della Summer School 2011 - di Elena Manigrasso pubblicato sul Corriere del giorno il 6 settembre 2011
Si è svolta in questi giorni, nella splendida cornice del convento benedettino di Ostuni, la seconda edizione della Summer School di Economia Civile organizzata dal centro di cultura “Lazzati” di Taranto e che ha visto la partecipazione di ben 50 ragazzi. Già nell’anno precedente la scuola aveva dato vita in maniera sperimentale ad un percorso di studi rivolto a studenti e giovani professionisti che manifestavano la volontà di inventare un modo diverso di fare economia, alla luce della grande tradizione storica italiana e internazionale. I trenta ragazzi che nella edizione 2010 erano alla ricerca di un mondo nuovo, fondato sul concetto di pubblica felicità, hanno visto la realizzazione di una delle loro proposte avanzate nell’anno trascorso, e cioè l’attuazione di un centro di formazione permanente, a cui è stato dato il nome di “Accademia Mediterranea di Economia Civile” . E’ un percorso formativo che mira a guidare gli imprenditori di domani a creare un nuovo modello di sviluppo e di impresa nel Mezzogiorno; che cerca di fare delle parole come dono, gratuità, scambio di beni relazionali un fattore di innovazione economica.
Una testimonianza coraggiosa nelle giornate di studio della Summer School è stata quella di Silvia Vacca, responsabile operation Il Village Spa, che ha lasciato lo stipendio statale sicuro, il famoso “posto fisso” per fondare una cooperativa col marito e un pugno di amici di infanzia. Questo per ritrovare il suo ruolo di professionista e di madre senza farsi stritolare da un sistema che ci vuole simili a macchine di produzione. Silvia ha invece deciso di ritagliare un po’ di tempo per sé e la sua famiglia, oltre che per il lavoro. Si è soffermata durante la lezione sul concetto di tempo da sottrarre all’utile produttivo per essere anche momento di riscoperta di noi stessi e degli altri. Una mamma felice è Silvia, quella che ha realizzato dei sogni, e questo viene trasmesso positivamente ai figli, che non vedono musi lunghi tra le pareti familiari, ma genitori realizzati a 360 gradi. È stata poi la volta di Ivan Vitali, (Dir. Ass. Familiare conVoi onlus - Centro Eugenio Radice Fossati – Milano), laureato alla Bocconi di Milano e con alle spalle una esperienza forte e formativa tra le favelas in Brasile. Investire il nostro tempo per gli altri e nello stesso momento fare impresa costa fatica ma vale la pena di tentare, ha detto Ivan ai corsisti. Ora con la sua associazione opera anche in Italia. Porta avanti un progetto legato all’ex quartiere operaio di Quarto Oggiaro, sobborgo di Milano che negli ultimi anni ha vissuto situazioni di degrado con conseguente scomparsa di servizi commerciali e quindi di vitalità. L’errore più grande sarebbe conformarsi a questa realtà, ha ribadito Ivan, bisogna interessarsi a recuperare, attraverso nuove scuole di pensiero, la “comunità” in tutte le sue forme umane e produttive. L’una non dovrebbe fare a meno dell’altra. Suor Alessandra Smerilli (Univ. Cattolica di Roma e Univ. of East Anglia UK) ha concluso i lavori di domenica con un’ottima dissertazione sulla economia e il ruolo manageriale visto sotto la sfera femminile e maschile. Partiamo da questa interessante intuizione per soffermarci sulle due sfere mondo così diverse e misteriose. Più che di edonismo possiamo parlare per la donna di eu-daimonismo, che è la capacità di far emergere il buon (eu) demone (daimon) che è in noi e che funge da spirito guida, non per noi stessi ma per l’intero villaggio. La ricerca del bene nella donna non è indirizzata al contingente, ma al bene futuro. Se nell’uomo emerge l’aspetto competitivo senza esclusione di colpi, con un campo fatto di vinti e vincitori, nella donna si riscontra l’interesse per la solidarietà sociale e per l’accoglienza. Quest’ultimo aspetto crea presupposti per lo sviluppo di principi come la fraternità e la reciprocità. L’accoglienza alla vita aiuta la donna in questo senso. In una società pragmatica nella quale fa da sfondo l’industria che assegna all’uomo la sola finalità del profitto, il pensiero femminile, che vuole con la natura un rapporto sincero al di fuori di ogni finalità speculativa, non può che rincuorarci. È importante il cambio di un paradigma culturale. Se non ora quando?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
lascia qui il tuo commento...