Il Terzo Settore motore
di un diverso sviluppo
Il prof. Stefano Zamagni, ordinario
di Economia politica all'Università di Bologna, è uno dei più noti
studiosi del no profit italiano ed internazionale, dal 2007 è presidente
dell'Agenzia nazionale per il Terzo Settore.
Professore, il Terzo settore
(TS), fra volontariato, cooperative sociali, fondazioni, associazioni
conta ormai 7/8 milioni di persone che lavorano ma sono appena visibili
in economia, perchè?
"Nel Libro bianco io lo
definisco un Prometeo incatenato, perchè è ancora succube di scarsa
attenzione e cattiva legislazione, ma la sua rilevanza economica è
indubbia. Il TS crea posti di lavoro e contribuisce alla generazione
di esternalità positive che ricadono a vantaggio del mondo delle imprese.
Dove c'è un TS rigoglioso e ben organizzato, come in Emilia, lì ci
sono meno costi sociali, più coesione sociale, e questo crea economie
di scala. Oggi è possibile un'alleanza nuova tra il mondo del TS ed
il mondo delle imprese, molti imprenditori diventano i primi finanziatori
del no profit. L'influenza indiretta è, per alcuni versi, ancora più
importante di quella diretta perchè lo spirito che anima gli operatori
del sociale cambia il modo stesso di intendere l'azione economica, rendendola
più umana e più aggregante".
In che maniera l'economia
civile, che è la base teorica del TS, si inserisce nei più recenti
studi di politica economica per uno sviluppo diverso?
"L'economia civile ha
una tradizione di pensiero più antica dell'economia politica, risale
alle Misericordie di epoca tardo medioevale ed è stata teorizzata nel
'700 da Genovesi. Ha cause antropologiche diverse rispetto all'economia
del '900. Il principio base dell'economia civile è il principio di
reciprocità mentre quello seguito nell'ultimo secolo teorizza un 'homo
aeconomicus'. La crisi attuale ci mostra tutta la debolezza del paradigma
per cui ciascuno deve fare i propri interessi, deve massimizzare la
propria funzione obiettivo. Sia a livello singolo che di Stati la visione
liberistica si è mostrata fragile quanto quella del Welfare State.
Ho motivo di ritenere che il modo di pensare dell'economia civile conoscerà
una stagione di nuova giovinezza".
Il TS ha lamentato tagli
dei finanziamenti soprattutto negli ultimi anni. Quale è lo stato di
salute che vive nel Mezzogiorno.
"Il problema italiano,
ancora più acuto nel Mezzogiorno, è dovuto al fatto che il nostro
TS è di tipo prevalentemente redistributivo e non produttivo. Per capirci
sono molte di più le cooperative a sostegno di bisogni che le imprese
sociali. Per questo motivo i fondi per il TS sono derivati principalmente
dalla Pubblica Amministrazione. Fino a 3/4 anni fa gli Enti pubblici
avevano risorse, ma ora questi fondi sono venuti a mancare. Specialmente
le cooperative sociali e le imprese di promozione sociale si sono viste
impedita la operatività. Non dimentichiamo che i soggetti di TS vantano
nei confronti della PA crediti per miliardi di euro perchè la PA non
solo non contribuisce ma neppure paga quello che dovrebbe pagare. Ci
troviamo di fronte ad una situazione veramente nuova rispetto alla quale
bisogna inventare qualcosa di autenticamente diverso altrimenti la nostra
società si troverà a pagare uno scotto enorme in carenza di servizi".
Lei è presidente dell'Agenzia
generale del TS come vi muovete a favore di un settore così diversificato?
"Il TS ha una forza vitale
proprio perchè è multiforme, proprio perchè al proprio interno conosce
espressioni diverse. Come Agenzia vogliamo mantenere la pluralità delle
forme associative ed identitarie ma con una convergenza verso obiettivi
comuni. E' necessario favorire una 'circolarità' del principio di sussidiarietà
che è la cifra del TS. Questo vuol dire consentire un'alleanza libera
e a livello paritario fra il mondo delle imprese, la società civile
organizzata, e gli Enti pubblici territoriali e nazionali. Il TS ha
il know how e l'autorevolezza per mettere in moto questo meccanismo
positivo che consente alle aziende di sostenere obiettivi credibili
di welfare ed agli Enti di risparmiare risorse.
A livello nazionale come Agenzia
da tempo proviamo a cambiare alcuni articoli del Libro I, Tit.II del
C.C. per rendere economicamente conveniente la costituzione di imprese
sociali, basterebbe l'approvazione di un breve articolato che giace
da tempo nei cassetti del Parlamento per poter ottenere almeno un migliaio
di posti di lavoro al Sud a costo zero".
Maria Silvestrini
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