“Noi dovremmo interessarci del FIL e non del PIL” così hanno esordito i
ragazzi della scuola di Economia Civile, svoltasi in questi giorni
all’oasi Santa Maria a Cassano Murge (Ba) e che ha visto una serie di
incontri – confronti fra docenti, studenti della scuola e imprenditori
provenienti da ogni parte d’Italia. E FIL sta per felicità interna lorda
e non per prodotto interno lordo. Pensiero che va oltre la filosofia
del vile denaro.
È un concetto che ha ben presente i diritti inalienabili dell’uomo che
non sono solo il diritto alla proprietà ma alla felicità, che è il
benessere totale della persona. Principio contemplato nel quarto
articolo della Costituzione francese del 1793, purtroppo disatteso come
quello della Fraternitè. Come cambiare? C’è qualcosa che ognuno di noi
può fare nel quotidiano, nell’ambiente di lavoro, tra le mura
domestiche. Ed è quello di pensare allo “sviluppo” in relazione con gli
altri, tenendo a cuore il bene degli altri. Perché anche pensare per il
bene comune genera, oltre che lavoro, felicità. La Winter e Summer
school di economia civile raccontano storie di giovani che si ostinano a
pensare che la strada da percorrere sia arrabbiarsi e amarsi un po’,
come la famosa canzone di Battisti, indignarsi e cambiare. A prima vista
quella ostinazione può sembrare puro idealismo. E invece no. Sono
ragazzi che cercano di mettere sul tavolo dell’innovazione valori come
l’amicizia, la fratellanza, l’altruismo. E lo fanno, come è tipico dei
ventenni un po’ con rabbia e un po’ con amore. Lo fanno con due anime,
una più forte dell’altra: quella razionale e quella relazionale. Per
fare la rivoluzione non si può essere vere signore, in attesa davanti ad
una tazza di caffè come un dipinto di Pietro Marussig. Un po’ di rabbia
ci vuole. Pensano questi ragazzi di restare a Sud e cambiare dal di
dentro, costruendo una possibilità di futuro nella propria Terra,
riscoprendone valori sottovalutati. Cercano di creare incontri culturali
per far rivivere nei paesi dimenticati del Sud folklore, artigianato e
centro storico. Pensano col “noi” lasciando un po’ da parte il “tu” per
costruire una economia nuova, che punti sulla ricchezza del creato
anziché su quella della finanza. Si impegnano fortemente per poter
passare da una economia di speculatori ad una economia di imprenditori
capaci di investire sul lavoro reale, sulla qualità e tutela del
lavoratori e sulla loro formazione in progress. E non sull’usa e getta.
Molto incisiva risulta essere a questo proposito la considerazione su
questi temi del docente Alberto Frassineti il quale ha affermato che:
“un imprenditore che fa bene impresa è un grande attore del bene
comune”. I corsisti hanno poi cercato di proporre progetti innovativi
legati ai valori dell’economia civile. Per scongiurare il rischio di
essere considerati dei visionari, i ragazzi hanno motivato le loro
scelte ed hanno incluso anche a livello pratico il da farsi riguardo la
fattibilità dei piani di lavoro. Anche se bisogna dire che “l’essere
visionari” può essere una ricchezza, può portare a soluzioni originali,
innovative. Significa ad esempio offrire quel “that” prima del bisogno,
come ha fatto il grande informatico visionario Steve Jobs. I ragazzi
della Winter e Summer school si sono creati una mission da seguire, come
se fosse una vera e propria Costituzione: creare imprese ben salde,
quelle che non bruciano tutto per poi fuggire a caccia di un altro posto
da sfruttare. E continuare a incontrarsi per sognare, anzi per
progettare un mondo migliore utilizzando la scuola, le serate culturali,
i nuovi mezzi di comunicazione, senza disdegnare vecchi strumenti come
la posta con lettera e francobollo. Chiaramente la lettera scritta su
carta rigorosamente riciclata. Parola di summerini!
Elena Manigrasso
bellissimo!!!! saluti da new-york
RispondiEliminagrazie prof. che bello avere il tuo incoraggiamento dalla "grande mela"!ti facciamo un forte in bocca al lupo per tutte le belle attività che porti avanti! elena manigrasso
RispondiEliminaComplimenti Elena, sei una potenza! Volevo condividere con voi una frase di Luigi che mi ha colpito molto: l'Italia ha smesso di crescere quando è prevalsa la logica del piagnisteo, della ricerca e del mantenimento di rendite e di posizioni; sta a noi smettere di piangere, rimboccarci le maniche e andare...... Alessandra
RispondiEliminagiusto alessandra, dobbiamo rimboccarci le maniche e andare Avanti!.. indignarsi e cambiare...e anche emozionarsi nel farlo. grazie per le tue belle parole elena manigrasso
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